«Sto lavorando con la prospettiva di ricoprire il ruolo di Presidente della Regione sino alla fine della Legislatura»

Data pubblicazione 30 Gennaio 2021
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Erik Lavevaz è presidente della Regione dal 21 ottobre scorso. Si può fare quindi un bilancio dei suoi primi 100 giorni al timone dell’Amministrazione regionale. Di seguito, l’intervista attraverso la quale analizziamo questo primo periodo da Presidente e dalla quale emergono le prospettive di Erik Lavevaz.

L’anno scorso, il 30 gennaio come oggi, ad Aosta vi erano decine di migliaia di visitatori per la Fiera di Sant’Orso. Quest’anno la Millenaria, come la conosciamo, non si svolgerà a causa dell’emergenza sanitaria. Quale messaggio vuole mandare ai mille artigiani di solito protagonisti di questo evento? E ai valdostani che ne facevano un appuntamento imperdibile?

«La Fiera di Sant’Orso ci ricorda la forza che la Valle d’Aosta ha avuto nel superare ogni difficoltà. Nei secoli, anche il nostro territorio ha affrontato prove che sembravano essere senza uscita: non solo le epidemie, anche le guerre e le crisi economiche. Qualcosa però è rimasto sempre vivo, qualcosa di profondamente legato alle radici della nostra identità: la Foire ci insegna che tutti gli inverni finiscono, e sono seguiti da una primavera. Agli artigiani, come a tutti i valdostani, mi sento di chiedere di essere uniti nel conservare le energie e le idee per quando potremo ripartire: insieme, come Valle d’Aosta, torneremo a essere vicini e a condividere l’entusiasmo delle nostre feste».

Covid, entriamo subito nell’argomento, è inevitabile. Quali indicatori la fanno essere ottimista e quali invece pessimista? Quale provvedimento non adotterebbe più?

«I motivi di ottimismo sono molti, ed è nostro dovere farci guidare da questi. Penso all’impatto dei vaccini: al di là dei problemi di rifornimento attuali, la Valle d’Aosta ha predisposto un piano vaccinale coraggioso, che ci permetterà di raggiungere risultati che un anno fa sarebbero sembrati impossibili. Poi c’è l’estate, quando la Valle d’Aosta potrà ancora di più mettere a frutto la propria bellezza e la propria attrattività in una stagione che vedrà ripartire il turismo e ci consentirà di apprezzare di nuovo la meraviglia del luogo in cui viviamo. All’opposto vi sono le incognite legate alla sofferenza del sistema imprenditoriale e dell’impatto ancora in gran parte ignoto della pandemia sul quadro economico.

Non vi sono provvedimenti che non adotterei: piuttosto, vorrei che la legge 11 che abbiamo approvato in Consiglio non fosse stata erroneamente battezzata “anti-Dpcm”. L’intenzione non era quella di una “ribellione” o di cercare uno scontro con lo Stato: volevamo unicamente avere una norma che ci permesse di adattare la gestione dell’emergenza al nostro contesto, contemperando le esigenze sanitarie e quelle sociali ed economiche».

Perché non è stato effettuato lo screening di massa di cui si era parlato in maggioranza?

«Abbiamo ritenuto, insieme all’Unità di supporto, che lo screening di massa non fosse una misura utile, al mutare della situazione del contagio. Abbiamo invece optato per screening puntuali su diverse categorie, in momenti specifici: è stato il caso degli esercenti delle attività commerciali, degli insegnanti, degli studenti. Lo screening di massa è una misura puntuale, che ci dà un quadro in un momento specifico: la sua utilità è quindi strettamente legata alla presenza di fortissime restrizioni sugli spostamenti. Certo: un’analisi capillare permette di avere una valutazione complessiva, però ha una validità molto limitata quando c’è un’elevata circolazione del virus. In questo senso possiamo anche tenere conto dell’esperienza di Bolzano, dove lo screening di massa ha portato risultati limitati nonostante l’alta adesione della popolazione».

La crisi economica: le imprese aspettano i ristori. A luglio 2020 sono stati messi in campo 160 milioni per indennizzare i danni economici registrati tra marzo e aprile. Il timore è che ora le risorse saranno le stesse per indennizzare un danno - quello registrato quest’inverno e in particolare a Natale – che è sensibilmente superiore. E che i ristori arrivino in primavera, quando per molti sarà troppo tardi. Cosa diciamo a queste persone? Che cifre si possono ipotizzare?

«Con le altre Regioni di montagna abbiamo avanzato delle proposte molto forti al governo nazionale, chiedendo un’attenzione specifica ai danni economici che la pandemia ha portato a contesti come il nostro. La richiesta all’interno della Conferenza Stato-Regioni è stata di un intervento di 4,5 miliardi di euro per tutte le Regioni di montagna: si tratta di una cifra importante, che può aiutare il sistema-montagna a resistere a questa stagione drammatica. Dopo il bilancio “tecnico” che abbiamo approvato a fine anno, con l’assestamento del bilancio regionale avremo a disposizione nuove risorse: non saranno sufficienti a coprire tutte le perdite che le imprese valdostane hanno registrato, però saranno fondamentali per limitare i danni e metterci nelle condizioni di ripartire con ancora maggior forza. Ora è fondamentale capire fino a che punto arriveranno i ristori nazionali, per capire dove andare a incidere direttamente con le risorse del bilancio regionale».

Politica: tra un anno Erik Lavevaz sarà ancora il Presidente della Regione? Perché si parla nuovamente di malesseri all’interno della maggioranza? Cosa manca per trovare l’amalgama giusta?

«Sto lavorando con la prospettiva di ricoprire il ruolo di Presidente sino alla fine della Legislatura. La storia recente ci insegna che non è possibile avere certezze, però abbiamo costruito una squadra e un programma con l’idea di avere un respiro più ampio: facciamo i conti con quest’emergenza prolungata, ma vogliamo spingerci oltre. Dalla nostra abbiamo il fatto che dalle elezioni è uscito un quadro meno frammentato, che ha portato a una maggioranza relativamente ampia e a un’opposizione capace anche di portare contributi costruttivi. Se qualsiasi confronto viene interpretato come “malessere”, all’interno della maggioranza, allora questi “malesseri” ci saranno sempre. Siamo una coalizione, che ha trovato il proprio equilibrio dopo le elezioni e non prima: è inevitabile che ci siano sensibilità diverse. Però crediamo che questo confronto possa essere stimolante se tutti accettano di mettersi in discussione e di non partire da preconcetti che appartengono ad altre epoche politiche».

Cime Bianche: a prescindere dallo studio commissionato, secondo lei il collegamento è un’opportunità o un errore?

«È quello che stiamo valutando. Non è una questione di opinioni, ma dell’impatto che un’opera come questa possa avere sul territorio e sul nostro tessuto socio-economico. La possibilità di realizzare questa infrastruttura c’è. La Valle d’Aosta deve immaginarsi proiettata nel futuro, quando dovrà essere una protagonista del turismo alpino: se questo significa investire in infrastrutture adeguate, è nostro dovere farlo. Dobbiamo far convivere lo sviluppo economico e la tutela del nostro territorio».

Le rimproverano un “deficit” di regia all’interno dell’Esecutivo. Inesperienza?

«Se qualcuno si aspettava un nuovo “uomo forte al comando”, ho detto da subito che sarebbe stato deluso. Credo fortemente nel lavoro di squadra: la struttura della Giunta è nata per permettere a ciascuno degli Assessori di portare avanti le azioni che gli competono, come io porto avanti le attività che mi spettano in quanto Presidente. “Delega”, insomma, è una parola in cui io credo davvero. Il regista non è anche attore, sceneggiatore, scenografo: governare la Valle d’Aosta non può che essere un lavoro di squadra. Dobbiamo tutti impegnarci per armonizzare le differenze che ci sono fra noi: e questo è uno sforzo che chiedo a tutti gli Assessori, nel rispetto del lavoro di ciascuno ma con il chiaro obiettivo di dover collaborare ed essere flessibili».

Un politico del passato che oggi, in questo periodo difficile, vorrebbe avere al suo fianco. E perché.

«Guardando al passato sento una forte affinità con la figura di Severino Caveri: la sua visione politica è sempre stata una fonte di ispirazione, attraverso ciò che ha scritto e testimoniato. È stato uno dei fondatori dell’Union Valdôtaine, di cui è stato primo Presidente, però è stato anche un amministratore in grado di dare un contributo fondamentale alla costruzione e alla difesa della nostra autonomia. È stato capace di raccogliere forze diverse e di proiettare la Valle d’Aosta verso il futuro».

Sta con Conte o con Renzi? E perché?

«Una crisi di governo in questo momento non può essere un bene per nessuno. La gestione dell’emergenza da parte del premier Conte non è esente da critiche, però in questa fase siamo tutti chiamati ad avere un atteggiamento costruttivo. Il senatore Albert Lanièce ha espresso la sua fiducia condizionandola al rafforzamento del dialogo tra Stato e Regioni: crediamo che il nostro compito sia anche quello di cogliere le opportunità che quest’emergenza consente, per rafforzare un confronto che non deve interrompersi mai nell’ottica di rendere più efficiente e vicina ai cittadini la collaborazione tra Stato e Regione».