a cura di Isabella Sala indignatavda@gmail. com

Ipnocrazia: la resistenza del sorriso

Data pubblicazione 5 Marzo 2025
2 minuti di lettura

Analista politico, l’aostana Isabella Sala
è l’autrice di questa rubrica

Il fascino edonistico dello stato alterato di coscienza, che ormai pervade chiunque, ha avvelenato anche il senso del piacere, ha trasformato vite, abitudini e, ancor più a fondo, sentimenti.

Viviamo un mondo marinaio, in cui si naviga per ore senza alzare la testa, perfino attraversando la strada o in palestra. Tutto uno scorrere, anche a casa, vedendo un film o cucinando, si resta connessi sui social, sempre.

In questa diffusa ipnocrazia, in cui il movimento è un’illusione, sapere che centinaia di persone si sono alzate dal divano, hanno preso sciarpa e cappello e si sono messe in coda al freddo, in una serata d’inverno, ad Aosta, per assistere a un evento dal vivo, che trattava temi leggeri e anche temi complessi, insieme, per parlare di emozioni, di rapporti, di società, beh… mi ha scaldato il cuore.

Viviamo ormai vite solitarie, in ipnosi davanti ai nostri schermi che ci offrono tutto e di più, anche ciò che ancora non sappiamo di desiderare. Lo facciamo con un’immersione tale che sta facendo fallire i cinema e il mondo fuori come lo conoscevamo. I maxi schermi sono infatti soverchiati dalle piattaforme che online, a casa, distribuiscono storie brevi e accessibili, a persone ormai mute, che non possiedono più nemmeno la pazienza dell’attenzione.

Per due ore consecutive invece, venerdì scorso, a telefono spento, il bisogno edonistico ha silenziato anche l’ego, rimpiazzandolo con il senso di felicità dello scambio di idee dal vivo con gli amici, del sorriso, della riflessione, dell’ascolto e della parola. In un’era di messaggi muti o a doppia velocità, molti valdostani hanno preso la parola.

Per fortuna ci sono quelli che fanno parte della resistenza, che non si annullano su un monte come sciamani, ma neanche si accecano con l’ipnosi social. Sono persone toste, che ci credono. E ci sono coloro che ne fanno proprio una missione, che non smettono di comunicare, che surfano cercando di gettare un sasso di consapevolezza anche nel mare dell’iperconnessione.

Uomini come Claudio Calì, che comunica da anni il sorriso in ogni sua forma, che lo porta dal vivo, lo insegna, lo trasmette, in ogni luogo possibile, lo illumina in un cinema colmo. Se poi la serata ha anche uno scopo benefico sociale, ancora meglio, dando spazio alla sensibilizzazione e all’empatia.

Persone come Claudio sono punti in una mappa, che dobbiamo tenere cari, mentre veniamo trasportati in questo trance di connessione ipnotica costante. La resistenza è consapevolezza, scelta, distinzione. Perché navigare senza negare si può, basta conoscere, informarsi, confrontarsi e togliere ogni tanto i filtri a realtà aumentata… per andare a teatro.