Raccolta di fondi online per salvare La Petite Ferme du Bonheur a Doues

Data pubblicazione 28 Dicembre 2024
Lo staff dell’azienda agricola La Petite Ferme du Bonheur a Doues con da sinistra Sasha Bogoni, Marco Accordi, i fratelli Valentina, Francesca e Alessandro Bruno e Matteo Poletti
Lo staff dell’azienda agricola La Petite Ferme du Bonheur a Doues con da sinistra Sasha Bogoni, Marco Accordi, i fratelli Valentina, Francesca e Alessandro Bruno e Matteo Poletti
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DOUES (zgn) L'azienda agricola La Petite Ferme du Bonheur a Doues nasce nel 2016 come associazione di promozione sociale e fattoria inclusiva con lo scopo sia di inserire nel mondo lavorativo soggetti svantaggiati, sia di coinvolgere bambini e ragazzi avvicinandoli alla natura.

Questa bellissima realtà è gestita da Valentina, Alessandro e Francesca Bruno, 3 fratelli con l'amore per la natura e gli animali. Ora, però, rischia di chiudere i battenti.

Tante spese e poche risorse economiche
Il motivo? Le spese di gestione elevate che, in assenza di contributi pubblici e con risorse economiche limitate, non consentono di far pareggiare i bilanci. Alessandro Bruno, responsabile della fattoria, dichiara: "Dopo 8 anni di sacrifici e di tentativi di farcela da soli temiamo di vedere svanire il nostro sogno". L'associazione organizza, per i suoi iscritti, esperienze agricole appoggiandosi all'azienda, avviata al solo scopo di supportare tecnicamente le attività. L'obiettivo principale è di formare ragazzi che diversamente non avrebbero un lavoro, insegnando loro antiche tradizioni, la gestione dell'azienda a tutto tondo, per poter raggiungere una totale autonomia nelle diverse attività e mansioni. "In questi anni abbiamo assunto 4 ragazzi che si occupano di tutto all'interno della fattoria, dalla coltivazione dei nostri orti, alle varie trasformazioni, alla cura dei nostri animali. - aggiunge Alessandro Bruno - A gennaio attiveremo i tirocini per altri 5". A incidere sulle spese sono la formazione dei ragazzi, gli stipendi e il mantenimento degli animali.

Un rifugio per gli animali maltrattati e abbandonati
"Questi ultimi sono stati salvati da maltrattamenti, situazioni di abbandono o dal macello" precisa Alessandro Bruno. Ci sono una ventina tra capre e pecore, 3 bovini, un asino, un pony, un centinaio di galline, un maiale, un pavone e dei conigli. Ma ora il sistema non si regge più in piedi da solo. "Il mio lavoro principale è un altro - spiega Alessandro Bruno che, oltre ad occuparsi dell'azienda agricola, gestisce una pizzeria - e ci sto mettendo del mio per proseguire in questo sogno. Sono mesi che cerco di stare a galla, senza un aiuto rischio di non farcela". Per mettere al sicuro il futuro dell'azienda l'obiettivo è di trovare 20mila euro. Per questo motivo Alessandro Bruno ha lanciato una raccolta fondi sulla piattaforma Gofundme. Finora le donazioni sono state 159 corrispondenti a complessivi 8.546 euro, ovvero è stato raggiunto il 43 per cento della somma necessaria.

"Solidarietà dalle famiglie nel silenzio delle istituzioni"
Alessandro Bruno sottolinea "L'impossibilità di accedere a dei contributi pubblici e lo scarso interessamento delle istituzioni. Quando siamo nati nel 2016 non esisteva la legge regionale sull'agricoltura sociale. È stata una battaglia portata avanti dalla Lega e dalla Coldiretti dopo la nostra nascita ma rimane una legge senza portafoglio che non prevede dei contributi. Allo stesso tempo, in 8 anni, abbiamo accolto una ventina di ragazzi con disabilità per tirocini, borse lavoro o alternanza scuola-lavoro tramite il Centro per l'impiego e la Regione ma non ci è stato mai riconosciuto nulla, nonostante offrissimo un servizio". Alessandro Bruno aggiunge: "Farò l'impossibile per non chiudere e spero di trovare una soluzione entro la prossima primavera, perché La Petite Ferme du Bonheur è un punto di riferimento insostituibile per famiglie e ragazzi come testimoniano le donazioni e i tantissimi messaggi di sostegno e solidarietà che ho ricevuto. È assordante, invece, il silenzio delle istituzioni: nessuno mi ha contattato per manifestarmi vicinanza e capire quali siano i problemi da risolvere. L'unica è stata la dirigente delle Politiche per l'inclusione lavorativa Anna Maria Poppa con cui ho avuto un confronto costruttivo. Ma per il resto, sono state solo le famiglie a muoversi".