AOSTA (zgn) Questa settimana sono state 2 le udienze, martedì 17 e mercoledì 18 giugno, al Tribunale di Aosta per il processo che vede imputato Sohaib Teima, il 23enne, residente a Fermo, accusato dell'omicidio della sua ex fidanzata, la francese Auriane Laisne, 22 anni. Il corpo della donna è stato trovato il 5 aprile dello scorso anno nella cappella diroccata di Equilivaz, a La Salle. Martedì scorso, 18 giugno, sono sfilati in aula i testimoni chiamati dall'accusa.
La scoperta del cadavere
Andrea Sarasino ha ricostruito come è avvenuto il ritrovamento del cadavere della ragazza. Infatti è stato lui ad accorgersi, durante una passeggiata con la madre, del corpo ormai privo di vita di Auriane Laisne nascosto nell'edificio a La Salle. «Ho messo dentro la testa dalla porta di quello che resta della cappella - ha riferito Andrea Sarasino - e ho visto delle gambe e degli scarponi, mi sono spaventato sono uscito e ho chiamato il 112».
Per tutta l'udienza Sohaib Teima è rimasto in silenzio, accanto ai suoi legali, l'avvocata Lucia Lupi e Luca Tommaso Calabrò, ad ascoltare i 7 testimoni chiamati dall'accusa. «Eravamo usciti per una passeggiata nel villaggio di Equilivaz. - ha precisato Andrea Sarasino - Mia madre è rimasta indietro, si è affacciata dentro la cappella e mi ha chiamato. A quel punto, sono tornato indietro e ho guardato dentro. Non ho capito che era morta, era tutto buio e oltre alle gambe e agli scarponi non ho visto nulla».
Tra i testimoni chiamati a deporre anche Philippe Bethaz, un giovane di Valgrisenche che la sera del 25 marzo del 2024 ha ospitato per la notte i due giovani. «Erano arrivati a Valgrisenche - ha spiegato Philippe Bethaz - e non sapevano dove andare a dormire perché non avevano trovato l'hotel che avevano prenotato. Li ho visti in difficoltà, per cui ho deciso di aiutarli. Lei parlava poco, quasi niente, abbiamo bevuto una tisana insieme. Lui mi ha chiesto dei siti di luoghi diroccati, gli ho detto che qui a Valgrisenche quelli che c'erano non erano praticabili in quella stagione. Poi siamo andati a riposare e al mattino li ho accompagnati alla fermata del bus».
Gli accertamenti in Francia
È stato poi sentito l'ufficiale di Polizia giudiziaria francese Alberto Randazzo che ha svolto gli accertamenti, richiesti dall'autorità italiana, su Sohaib Teima, arrestato in Francia ed estradato: perquisizioni nell'appartamento dell'imputato in Francia, nel campus universitario, e a casa della zia, l'analisi delle celle telefoniche dei cellulari di lui e di lei, oltre al prelievo del dna e alcune verifiche bancarie. «I nostri accertamenti - ha detto Alberto Randazzo - ci hanno permesso di dire con certezza che le 3 utenze telefoniche, 2 intestate a Teima e una Laisne, hanno ricevuto il messaggio di passaggio alla rete italiana alle 13.55 del 25 marzo al Traforo del Monte Bianco. Poi, sono state disattivate fino al 27 marzo quando hanno agganciato di nuovo la rete francese».
Alberto Randazzo ha spiegato che «Come richiesto dall'autorità italiana, abbiamo fatto il prelievo per l'esame del Dna, Teima ha acconsentito, poi quando stavamo andando via ha avuto una crisi e ha cercato di strapparci di mano la provetta».
«Assunse ansiolitici»
Mercoledì 18 giugno, durante la seconda udienza, è emerso che Auriane Laisne assunse un'elevata quantità di ansiolitici che non le avrebbe consentito di difendersi dal suo aggressore. Il medico legale Roberto Testi che ha condotto l'autopsia ha precisato che sul cadavere della 22enne erano presenti «Tre ferite da punta e taglio, 2 al collo e una sull'addome. Le ferite al collo, sulla parte sinistra, presentavano un'inclinazione dall'alto al basso. Il sangue aveva invaso le vie aeree, i polmoni presentavano dei pois, ovvero grosse macchie di sangue scuro che hanno provocato l'asfissia».
Il dottor Roberto Testi ha poi spiegato come sulla mano destra vi fosse una ferita da difesa molto superficiale. Secondo Roberto Testi questo era dovuto al fatto che nel corpo della giovane sono state trovate tracce importanti di ansiolitici: «Un livello molto alto, una concentrazione tale da poter portare a una intossicazione. Per cui non avrebbe potuto opporre una difesa efficace».
I reperti esaminati
Sono stati numerosi i reperti ritrovati sulla scena del crimine esaminati dal genetista Paolo Garofalo nominato dalla Procura. Tra quelli analizzati ci sono i pantaloni pieni di sangue trovati dietro la testa della vittima, una sciarpa, uno zainetto e 2 bottiglie di plastica.
Il genetista ha esaminato anche una serie di tamponi biologici eseguiti sul corpo della vittima e un panetto di cocaina sequestrata all'aeroporto di Fiumicino. Sulla parte interna del nastro adesivo che lo avvolgeva vi sono tracce di Dna di Sohaib Teima. Inoltre è stato esaminato pure un altro paio di pantaloni ritrovati nei pressi della cappella. Paolo Garofalo ha riferito che i pantaloni trovati dietro la testa della ragazza «Erano completamente inzuppati di sangue e muffa, anche la sciarpa presentava tracce importanti di muffa, per cui questi 2 reperti non sono stati campionati perché troppo compromessi dagli agenti esterni».
Sul secondo paio di pantaloni aggiunge Paolo Garofalo «Oltre al Dna della vittima è stato trovato Dna compatibile con quello dell'imputato». Dai tamponi biologici aggiunge il consulente è emerso che «La vittima ha avuto un rapporto sessuale con l'imputato, ma non si può stabilire quando».
Il racconto dei genitori
Agnes Masson, madre della vittima, ha raccontato che «Sono stati due anni infernali per mia figlia» aggiungendo che la ragazza «È stata picchiata, umiliata, vessata dal signor Teima». Agnes Masson ha sostenuto che Auriane aveva cercato in ogni modo di lasciarlo: «Era una relazione tossica, tanto che ha cambiato 5 numeri di telefono per cercare di ricominciare. Ero molto preoccupata per lei, lui l'ho visto al massimo 4 volte a casa mia. Ma anche in quelle occasioni le mancava di rispetto, mancava di rispetto anche a me».
La donna ha risposto a tutte le domande per oltre un'ora. Ha detto che l'imputato aveva rubato i telefoni della figlia e si era impadronito delle sue password sui social. E ha aggiunto: «A dicembre del 2022 era stata a Fermo a casa della mamma di lui, era stata chiusa in casa. Sequestrata. Era andata al Pronto Soccorso, aveva il naso rotto, ma era stata accompagnata per cui ha avuto paura di dire che era stato lui e ha detto che era caduta sbattendo la faccia contro il termosifone. In un'altra occasione è arrivata con un occhio nero. Teima era tornato da solo a Lione e ha lasciato mia figlia da sola rinchiusa a casa di sua madre per 5 giorni. L'ho saputo molto ma molto dopo, non aveva avuto il coraggio di dirmelo. C'è stato un altro sequestro, a Grenoble al campus universitario dove viveva lui. Era gennaio del 2024. È arrivata la polizia a liberarla, lei ci ha mandato un messaggio di richiesta di aiuto con l'indirizzo. Mi sono spaventata e ho chiamato la polizia. Stessa cosa aveva fatto suo padre».
Un quadro che combacia con quello dipinto dal padre di Auriane, Ludwig Laisne: «Si sono lasciati e messi insieme almeno 5 volte, lui la ricattava moralmente. Lei, per non farci preoccupare e per proteggerci le cose spesso ce le diceva solo molto dopo». L'uomo ha raccontato che quando a fine 2022 era stata sequestrata a Fermo «È riuscita a chiamarmi e le ho mandato dei soldi per farla scappare. Quando lei lo ha denunciato, lui ha mandato dei parenti per convincerla a ritirarla. L'ho visto poche volte, in un'occasione abbiamo discusso perché gli ho chiesto perché la picchiava. Non ho mai assistito a episodi di violenza fisica, ma morali sì».
Ludwig Laisne ha precisato che «L'ho vista per ultima volta il 19 marzo, le ho detto di stare a casa e riprendere gli studi. Poi, nei giorni seguenti ho provato a contattarla quando mi ha mandato dei messaggi che mi sembravano strani, come se non fossero scritti da lei. C'erano tipo dei cuoricini, ma non mi ha mai risposto. Ma sono sicuro che gli ultimi messaggi non siano suoi». Il processo è stato quindi aggiornato a mercoledì 23 luglio quando verranno ascoltati 3 testimoni della parte civile e i primi 3 testimoni della difesa.