“Mafie: si può dire no”, sabato scorso un partecipato incontro a Morgex

Data pubblicazione 30 Luglio 2025
Da sinistra il sindaco di Morgex Federico Barzagli, Renato Natale già sindaco di Casal di Principe, Claudio Forleo dell’associazione Avviso Pubblico, la sindaca di Pioltello Ivonne Cosciotti e il presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin
Da sinistra il sindaco di Morgex Federico Barzagli, Renato Natale già sindaco di Casal di Principe, Claudio Forleo dell’associazione Avviso Pubblico, la sindaca di Pioltello Ivonne Cosciotti e il presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin
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MORGEX (zgn) Nel pomeriggio di sabato scorso, 19 luglio, si è tenuto nella Sala del Municipio di Morgex l'incontro pubblico dal titolo “Mafie: si può dire no”, organizzato dall'Osservatorio regionale antimafia, in collaborazione con il Comune di Morgex e moderato da Claudio Forleo dell'associazione Avviso Pubblico. Il giorno del 33esimo anniversario dell'attentato di via D'Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta - Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina - è stato un'occasione di confronto e testimonianza diretta con chi ha scelto di opporsi concretamente alla criminalità organizzata. In apertura, il sindaco di Morgex Federico Barzagli ha sottolineato l'importanza dei Comuni che sono il primo presidio della legalità sul territorio.

È poi intervenuta Ivonne Cosciotti, sindaca di Pioltello, che ha evidenziato il duplice volto della 'ndrangheta sul territorio: da un lato la "mafia da contatto", che costruisce consenso attraverso gesti quotidiani apparentemente innocui - un caffè offerto, piccoli favori - dall'altro la capacità di operare in silenzio, mimetizzandosi dietro una facciata di normalità. A Pioltello, ha spiegato Ivonne Cosciotti, la 'ndrangheta ha operato quasi sempre in silenzio, ma nel 2010, l'operazione "Infinto" ha rivelato l'esistenza di una locale attiva e dei suoi sistemi di condizionamento del territorio. Successivamente, si è scoperto che il sodalizio criminale agiva anche attraverso gesti di apparente benevolenza e tentativi di condizionare la politica locale, incluso il sostegno a un candidato Sindaco alle elezioni comunali.

Secondo Ivonne Cosciotti il pericolo maggiore è rappresentato dalla normalizzazione dei rapporti di contiguità. Per questo motivo, ad esempio, ha dato indicazione ai Consiglieri e componenti della Giunta del suo schieramento politico di non frequentare il ristorante che le indagini avevano identificato come luogo di ritrovo della cosca. Se la reazione dei pioltellesi alle notizie sull'infiltrazione della ndrangheta sul loro territorio è stata tiepida, lo stesso non si può dire per quella degli abitanti di Casal di Principe, roccaforte storica del clan camorrista dei Casalesi.

A spiegarlo è stato Renato Natale, già sindaco del Comune del casertano e autore del libro "Io, Casalese che non sono altro", che ha posto come priorità assoluta nei suoi mandati la trasparenza e la lotta alla camorra. L'ex primo cittadino ha ricordato come, dopo l'uccisione di don Peppe Diana nel 1994, la comunità locale ha avviato un forte percorso di riscatto, nonostante il ferreo controllo esercitato dai Casalesi sul territorio. Un processo graduale ma costante che ha portato, ad esempio, alla riconversione di numerosi beni confiscati in progetti sociali ed economici dal forte valore simbolico, come le varie realtà denominate Nco come la Nuova cucina organizzata e la Nuova coltivazione organizzata, che rileggono ironicamente in chiave antimafia la sigla associata alla Nuova camorra organizzata.

Natale ha sottolineato di aver sempre percepito il sostegno della comunità, pur scontrandosi con l'indifferenza del resto del Paese, come se quanto accadeva fosse una questione puramente locale. «La mafia non è un problema solo del sud, non esistono isole felici. - ha osservato il presidente del Consiglio Alberto Bertin - Ad Aosta come a Pioltello, le organizzazioni criminali cercano potere e denaro, infiltrandosi nell'economia legale, corrompendo il tessuto sociale, distorcendo il mercato e cercando di condizionare il processo elettorale e la politica. La mafia opera senza clamore e si rafforza un po' per volta attraverso reti informali, intrecci personali e connessioni pubbliche che, a prima vista, possono apparire legittime e persino disinteressate ma, col tempo, mostrano il loro vero volto. Per questo è fondamentale saper riconoscere i segnali e reagire.

Sindaci come Ivonne Cosciotti e Renato Natale - che ha pagato di persona subendo minacce e intimidazioni dalla camorra - ci insegnano che dire “no” non è una scelta, ma un dovere che comincia proprio dalla consapevolezza».