Artigiani e commercianti del centro storico alleati per “salvare”, sia pure con una formula totalmente inedita e in una versione ridotta ai minimi termini, la 1021esima edizione della Fiera di Sant’Orso. Una manifestazione che, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria per la pandemia, non poteva essere proposta “in presenza”, dato che attira decine di migliaia di visitatori. Così, accanto alle iniziative virtuali organizzate dall’Assessorato regionale dello Sviluppo economico, Formazione e Lavoro, in collaborazione con la Chambre Valdôtaine e con Confcommercio Valle d’Aosta sono stati coinvolti gli esercizi commerciali situati lungo il tradizionale percorso della Millenaria nel cuore della città che espongono nelle vetrine i pezzi di un centinaio di artigiani. Questi ultimi sono stati selezionati tra quelli iscritti alla 1021esima Fiera e sono professionisti e hobbisti che, negli ultimi 5 anni, sono stati premiati alla Mostra concorso. Quindi a partire da oggi, sabato 30, e fino a lunedì 15 febbraio è possibile ammirare la Saint Ours in vetrina. Ma quali sono i commenti di artigiani e commercianti in merito a questa iniziativa?
Ermanno Bonomi dell’azienda Derby Ceramica, con sede a Villeneuve, da venerdì 4 dicembre ha aperto un punto vendita in via Vevey, al posto della Gelateria Crema & Cioccolato. La Derby Ceramica propone una produzione artigianale che, solo per citare alcuni manufatti, spazia dai celebri tatà rivisitati alle coppe dell’amicizia fino alle tipiche grolle. Nella sua attività, Ermanno Bonomi espone alcuni mobili della Falegnameria Concetto Legno di Villeneuve, i cui titolari sono Flavio Chapellu e Didier Oreiller. «Ho aderito - afferma Ermanno Bonomi - perché noi artigiani siamo così legati alla Fiera di Sant’Orso che un anno senza farla è una ferita al cuore. Anche se è un’edizione sostanzialmente virtuale, coinvolge molte persone e questa è la testimonianza più autentica di quanto l’amore per la Foire sia profondamente radicato nell’anima dei valdostani. Da un punto di vista economico, la Fiera di Sant’Orso senza pubblico è un danno economico importante ma il fatto che si faccia comunque qualcosa fa bene a tutti sotto l’aspetto psicologico. Personalmente ho scelto di ospitare degli artigiani e di non essere presente con i nostri pezzi nella vetrina di un altro negozio nel centro storico proprio per lasciare spazio ai colleghi. Inoltre sono felice dell’abbinamento con una falegnameria che conosco e che produce, tra le altre cose, delle bellissime sedie a dondolo oltre a scale di legno e a mobiletti caratteristici. Oggetti che si sposano perfettamente con la produzione nel nostro punto vendita».
Cristina Cancellara, il cui laboratorio è a Saint-Vincent, esporrà i suoi lavori nell’elegante negozio di abbigliamento Weekend in via Croce di Città di Paolo Guichardaz e nell’Antica Fioreria di Celina Napoli in viale Conte Crotti. «In questo periodo di pandemia - racconta Cristina Cancellara - ho sviluppano ulteriormente il mio spirito di adattamento. In ogni caso la Fiera di Sant’Orso mi emoziona pure in questa strana edizione, nonostante il fatto che i miei pezzi siano “sotto vetro” e che sono loro che “parlano” al posto mio. Ho cercato di proporre delle novità, come la serie di bambini con i costumi tradizionali di Cogne, Ayas, Gressoney-La-Trinité e Valtournenche, nonché del gruppo folkloristico La Clicca de Saint-Martin-de-Corléans di Aosta, e dei pannelli dedicati a temi come l’inverno e lo sci. Pezzi il cui prezzo, per quelli di dimensioni più piccole, parte da 25 euro».
Romaine Pernettaz, titolare della Libreria Brivio in piazza Chanoux, espone una libreria in larice del falegname Patrizio Berthet di Saint-Nicolas in vendita a 800 euro. «Sono per natura ottimista e, anche in questa situazione così difficile, vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. - assicura Romaine Pernettaz - Perciò per me è davvero un onore ospitare un artigiano di grande bravura come Patrizio Berthet. Non mancheranno poi le opere di mio padre Bobo, noto come il “sarto di legni esausti”, che si dedica alla sua passione artistica con grande entusiasmo e fantasia».
I pezzi di Enrico Massetto di Saint-Pierre sono da FB Aurum in via De Tillier di Sergio Barathier. «Propongo il mio cavallo di battaglia - riferisce Enrico Massetto - ovvero i tatà oltre a un robot-aspirapolvere in legno ma con elementi in ferro e plexiglass. In tutto una decina di pezzo che è la novità di quest’anno ancora segnato dal Coronavirus. Poi nel sito della Regione dedicato alla Saint Ours è presente, come per gli altri artigiani, una carrellata di miei oggetti e chi li vuole comprare deve contattarmi. I prezzi? A partire da 110 euro. Costano di più dello scorso anno perché ne ho fatti di meno ma sono maggiormente elaborati. Nonostante sia una Fiera in gran parte virtuale, devo dire che provo un po’ d’ansia come per le edizioni normali e ammetto di essere curioso di vedere come va. Le previsioni, comunque, sono al ribasso». Il titolare di FB Aurum Sergio Barathier spiega che «Ho aderito a questa iniziativa perché mi sembrava necessario fare qualcosa affinché la Fiera di Sant’Orso quest’anno non fosse completamente cancellata a causa della pandemia. Inoltre sono particolarmente felice di ospitare Enrico Massetto che come tanti altri apprezzo per la sua bravura e originalità».
Davide Pocetta del negozio di abbigliamento Gant in via Porta Pretoria accoglie i piccoli tatà in legno di Hervé Cheillon di Gignod. «Ho aderito perché spero che questa iniziativa faccia tornare la gente a guardare le vetrine. - dichiara Davide Pocetta - La situazione delle attività commerciali nel centro storico della città non è per nulla buona. Inutile sperare di tornare in zona gialla se poi non ci sono i turisti. Aosta non è come Roma o Milano, metropoli dove chi ha un’attività può contare sulla clientela dei residenti visto che hanno milioni di abitanti».
Sono 2 le opere di Marco Joly di Arnad, uno degli artigiani più noti e quotati della Fiera di Sant’Orso, da Colella Rumori in Cucina in via Sant’Anselmo della famiglia di Giorgia Salussoglia. «Si tratta della trave in noce vecchio di un camino - riferisce Marco Joly - sulla quale ho scolpito 8 santi alti 22 centimetri e di un pannello, ricavato da una cassapanca, su cui ho raffigurato 6 vecchiette intente in mestieri d’antan. Cosa penso di questa Fiera? Credo che non venderò nulla. La gente ormai acquista solo pezzi piccoli».
Matteo Leonardi, responsabile del negozio di abbigliamento Desigual in via De Tillier, accoglie i manufatti in vetro di Corinne Pellissier che nel suo piccolo laboratorio di Villeneuve, in località Champagne, realizza alberelli, tatà con la sella in legno, gatti fermalibri, lampade e quadretti. «Sicuramente è un’iniziativa interessante per gli espositori - commenta Matteo Leonardi - perché altrimenti questa edizione della Fiera sarebbe stata completamente cancellata. Insomma, non è la Foire de Saint Ours tradizionale, quella che tutti conosciamo e amiamo, eppure testimonia la vitalità di un settore importante per la Valle d’Aosta come quello dell’artigianato. Inoltre sia per gli artigiani che per i commercianti è un esperimento a costo zero. E di questi tempi, con una pandemia in corso che ha innescato una crisi economica devastante, è un aspetto tutt’altro che secondario».