AOSTA (zgn) Il giudice per le indagini preliminari Claudio Paris sabato scorso, 31 maggio, ha convalidato il fermo di Lorenza Scarpante, 56 anni, accusata dell’omicidio del marito, Giuseppe Marra, 59 anni. La decisione del magistrato è giunta dopo l’udienza che si è svolta in carcere nella giornata di giovedì 29 maggio. Giuseppe Marra è stato trovato morto nelle prime ore di martedì 27 maggio nell’abitazione di via Zanolini a Bologna in cui viveva con la moglie.
La coppia, originaria di Aosta, si era trasferita da tempo nel capoluogo emiliano, dove gestiva un negozio di cannabis light in via Indipendenza. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dalla pm Manuela Cavallo, la donna - dopo aver fatto uso di sostanze stupefacenti avrebbe colpito a morte il marito. L’ipotesi è che Marra sia caduto a terra, magari per un malore, e una volta sul pavimento la donna abbia sbattuto la sua testa con violenza contro gli spigoli delle pareti. Le macchie di sangue, infatti, imbrattano i muri dell’appartamento di via Zanolini all’altezza del battiscopa.
L’autopsia ha evidenziato quattro ferite alla testa: una sulla fronte, particolarmente profonda, le altre dietro la testa. A supporto di questa ricostruzione ci sono anche alcune testimonianze raccolte dai vicini di casa, che hanno riferito di aver udito rumori e tonfi ripetuti intorno alle 3 del mattino. La donna, però, ha sempre negato ogni addebito, sostenendo di essere andata a dormire intorno a mezzanotte e di aver trovato il corpo senza vita del marito solo al mattino, quando è uscita in strada per chiedere aiuto.
L’avvocata difensore della 56enne, Chiara Rizzo, ha fatto sapere che sta preparando il ricorso al Tribunale del Riesame «Perché sono convinta che le cose non siano andate come ritiene la Procura».
Trovata una camicetta intrisa di sangue
L’inchiesta resta aperta e proseguono gli accertamenti da parte della Procura di Bologna per fare piena luce sulla dinamica dei fatti. Infatti gli specialisti della Sezione investigazioni scientifiche hanno repertato nell’abitazione teatro del delitto una camicetta da donna, completamente intrisa di sangue. L’indumento era sistemato sotto la testa di Giuseppe Marra, come fosse un cuscino.
Un ulteriore tassello che potrebbe andare ad aggravare la posizione di Lorenza Scarpante. Gli accertamenti delegati dalla Procura di Bologna ai carabinieri dovranno chiarire se la donna indossasse, al momento del delitto, la camicetta trovata sotto al cadavere del marito. Per questo motivo gli investigatori dell’Arma sono tornati più volte nell’appartamento, analizzando anche le altre stanze, in particolare il bagno, dove la moglie potrebbe essersi lavata dopo l’omicidio, prima di mettersi a letto.
In che stato fosse la vittima al momento della morte lo dovranno dire gli esami tossicologici. Alcuni conoscenti di Lorenza Scarpante hanno riferito che nell’ultimo periodo era molto arrabbiata con il marito che chiamava «Il mio ex». Una relazione in crisi, che per l’accusa potrebbe essere culminata in un omicidio dopo una notte in cui stando al racconto dell’indagata - la coppia avrebbe consumato un mix di coca, mariujana e allucinogeni.
La notizia della tragica morte di Giuseppe Marra e dell’arresto di sua moglie Lorenza Scarpante con l’accusa di averlo ucciso ha destato scalpore ad Aosta dove la coppia era molto conosciuta e stimata. Laureato in Informatica, Giuseppe Marra era molto capace nel suo settore, uno dei pochi sviluppatori certificati in Valle d’Aosta. Una ventina di anni fa, quando si stava realizzando il sito web dell’Amministrazione regionale, Giuseppe Marra era stato individuato come consulente per il Ced-Centro elaborazione dati avendo sviluppato un software all’avanguardia per quegli anni.
Beppe e Renza, così erano conosciuti, vivevano in centro ad Aosta. Lorenza Scarpante era particolarmente attiva nel sociale e per la cooperativa Noi e gli altri era stata responsabile delle mense scolastiche. Successivamente ha lavorato come barista: solare, sempre pronta a ridere a scherzare. Nel 2015 l’apertura del locale Rebel in via Trottechien, dove Lorenza Scarpante poteva contare anche sull’aiuto del marito Giuseppe. Un’avventura durata poco: le lamentele dei vicini, quindi l’ordinanza del Comune per la chiusura a mezzanotte. Allora i due avevano deciso di chiudere l’attività, lasciare Aosta e di trasferirsi a Bologna dove avevano aperto un negozio di cannabis light.