GRESSAN Profondo conoscitore dei ritmi della natura, ha vissuto direttamente le grandi trasformazioni della società

Addio all’artigiano e “meulatti” Geppino Berlier. Custodiva l’antica sapienza del mondo rurale

Data pubblicazione 7 Maggio 2025
3 minuti di lettura

GRESSAN (mpl) Minuto nel fisico Geppino Berlier aveva la forza inaspettata di chi, nato nella Valle d’Aosta degli anni Trenta, doveva per forza darsi da fare - e molto - per costruire qualcosa. Nato come Giuseppe a Gressan il 19 dicembre 1935, figlio di Ulderico e di Eulalia Brunet anche lei di Gressan, anzi proprio originaria di Surpillod, il villaggio di famiglia e fratello di Pia, Dora, Mirella e Marisa, Geppino non aveva potuto studiare, dopo le elementari ad Acque Fredde, unico figlio maschio con un papà dalla salute cagionevole. Amava la campagna a Gressan come a Les Fleurs e alla Petite Cerise, amava tutto, accudire il bestiame, andare al pascolo, i fieni, il vigneto, il frutteto, con un dono particolare, quello di stabilire un legame con cavalli e muli, una qualità di cui si era accorto quattordicenne quando, con il padre Ulderico immobilizzato, aveva dovuto iniziare ad arare i campi, aiutato dal mulo e dalla mamma Eulalia che reggeva l’aratro. Così Geppino Berlier divenne meulatti nella Gressan degli anni Cinquanta.

Adorava quel lavoro, salire e scendere dagli alpeggi, organizzare i paquet del fieno, trasportare le slitte della legna, andare a giornata ad arare. In simbiosi con le sue bestie anche in inverno non si fermava, pulendo le strade con i tronchi o il famoso triangolo. Ogni anno, orgoglioso, il 17 gennaio partiva a cavallo da Gressan per raggiungere piazza Chanoux ad Aosta insieme agli altri gressaen e celebrare Saint Antoine, una festa religiosa per lui devoto credente - imperdibile. Non aveva paura di quell’impegno continuo all’aperto che iniziava all’alba e si concludeva al calar del sole. Metodico organizzatore, profondo conoscitore dei ritmi della natura e delle sue manifestazioni, Geppino Berlier ha vissuto direttamente le grandi trasformazioni della società valdostana ed ascoltare i suoi racconti così precisi, aiutava a comprendere tante cose. Il suo mondo rurale era globale, dalle veillà nei villaggi, all’enarpe fino agli alpeggi di Cogne passando con la mandria anche in discesa nella galleria del Drink, alle reines, seguendo la neve e l’acqua, sentendo i profumi della terra, quella terra che per lui era la base di ogni cosa, l’origine della vita.

Nel 1961 aveva sposato Desma Azzalea di Ollomont e risiedevano alla Petite Cerise, allevando mucche e galline, coltivando un orto spettacolare, mentre Geppino, diventato nel frattempo dipendente della Cogne, era occupato all’impianto di Acque Fredde di scarico del minerale. Ad unirli al fondo valle la Vespa 150 e il commercio della verdura. Poi arrivarono i figli Dario e Andrea e il trasferimento a Surpillod, il martedì Desma al mercato a proporre frutta e ortaggi, Geppino a continuare a lavorare la vigna, il frutteto, i prati, sempre pronto ad aiutare chi avesse bisogno, altruista raro nella società di oggi, per lui una normalità nel mondo dove era cresciuto.

Quando il figlio Dario nel 1977 partecipò alla sua prima Foire de Saint Ours, Geppino si guardò intorno, studiò la situazione e comprese che sempre meno artigiani realizzavano le cose più utili per campagnards e montagnards. Si mise all’opera e nel 1978 si presentò con scale a pioli, chiavette per legare il fieno, sgabelli per la mungitura e le sue famose scope di betulla, fondamentali per la pulizia delle stalle. Anno dopo anno il banco di Geppino Berlier a fianco alla Porta Pretoria divenne un riferimento per tutti e lui felice passava due giornate meravigliose in mezzo alla gente, con il suo sorriso complice e gli occhi scintillanti. Vinse anche dei premi, sia per le scope che per le scale, ma il suo desiderio era quello di essere di aiuto, contribuendo a ritardare il più possibile la scomparsa del suo mondo.

Un mondo che lo aveva avvolto sin da ragazzo e dal quale non voleva uscire. Ricordare con lui le parentele e gli abitanti dei villaggi era un ottimo esercizio di memoria, casa per casa Gressan era impressa nella sua mente, dalla Dora agli alpeggi di Pila. Ma non solo, il canto con la Chorale Louis Cuneaz, la rebatta come giocatore e appassionato, le batailles e soprattutto le decorde, gli impegni imposti dalle stagioni, la preparazione della legna, la vendemmia, la produzione del vino, la ristrutturazione della casa di Desma a Ollomont, la sistemazione di quella di famiglia a Surpillod per accogliere i suoi ragazzi, il suo Ape sempre pronto. Lunedì Geppino ha pranzato insieme ai figli Dario e Andrea, polenta e brossa, il suo piatto preferito, il piatto che gli piaceva perché gli apriva ogni volta proprio quel suo mondo di ricordi e di semplicità, poi il budino al cioccolato, quel lusso desiderato tanto da bambino e da ragazzo, ora possibile.

Era felice, circondato dai suoi affetti, tra le mura di Surpillod, poi se ne è andato sereno, senza un lamento, raggiungendo la sua Desma, a fianco della quale da mercoledì scorso, 30 aprile, è sepolto nel cimitero di Gressan.

  • Geppino Berlier con le sue famose scope di betulla e le scale di legno che vendeva alla Fiera di Sant’Orso
    Geppino Berlier con le sue famose scope di betulla e le scale di legno che vendeva alla Fiera di Sant’Orso
  • qui in una bella foto del 1958, durante l’aratura con il cavallo nei campi vicino alla Tour de Villa
    qui in una bella foto del 1958, durante l’aratura con il cavallo nei campi vicino alla Tour de Villa