GIOVEDÌ PROSSIMO IL 65ESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE

Quando Fausto Coppi corse e vinse al Puchoz nell’estate 1958

Data pubblicazione 28 Dicembre 2024
Domenica 27 luglio 1958 ad Aosta, Stadio Mario Puchoz, Achille Compagnoni e Fausto Coppi
Domenica 27 luglio 1958 ad Aosta, Stadio Mario Puchoz, Achille Compagnoni e Fausto Coppi
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AOSTA (den) Giove dì prossimo, 2 gennaio, ricorrerà il 65esimo anniversario della morte di Fausto Coppi, rimasto vittima di una forma di malaria non riscontrata dai medici e contratta in Alto Volta, l’attuale Burkina Faso, dove si era recato per una gara in circuito, vinta in volata da Jacques Anquetil. Poi furono solo battute di caccia e l’allora presidente delI’Alto Volta Maurice Yaméogo concesse al Campionissimo grandi onori. Dopo alcuni giorni dal ritorno a Novi Ligure fu colto da una febbre fortissima, quasi non respirava, e ricevette l’estrema unzione. Alle 9 del mattino all’ospedale di Tortona Coppi morì. I funerali si celebrarono a Castellania nell’alessandrino, suo paese natale e le spoglie mortali furono tumulate nel cimitero di San Biagio.

In occasione di questo anniversario del 1960, ricordiamo il Campionissimo quando domenica 27 luglio del 1958 con la maglia della Carpano partecipò sotto un sole caldissimo a una riunione ciclistica allo stadio Mario Puchoz di Aosta, gremito al “limite della capienza”. La kermesse organizzata dal Gruppo Sportivo Aresca, nel quadro delle manifestazioni dell’Estate Aostana, quando il sindaco era Giulio Dolchi, vedeva oltre a Fausto Coppi la partecipazione di Ercole Baldini, prossimo campione del Mondo su strada a Reims, Michele Gismondi, Tonino Domenicali, Nello Fabbri, Guido Boni, Pierino Baffi e l’argentino Jorge Batiz. Coppi era avviato sul viale del tramonto, dopo avere vinto di tutto e di più: da Giri d’Italia e di Francia al record dell’ora, dal campionato del Mondo su strada a classiche come la Milano-Sanremo, la Freccia Vallone, la Parigi-Roubaix, ma quel giorno fu ancora lui a riscuotere il maggior numero di applausi ed a firmare decine di autografi.

I primi a scendere in pista furono gli allievi, seguiti dai professionisti nelle gare di velocità su 2 giri vinte da Baldini e Batiz. Poi fu la volta del giro a cronometro, in cui le coppie Coppi-Batiz e Baffi-Fabbri si classificarono a pari merito con il tempo di 1 minuto e 14 secondi. Con l’australiana a coppie sulla distanza di 8 giri si concluse l’omnium, che vide in testa nella classifica il tandem Coppi-Batiz con 34 punti, seguito da Boni-Gismondi con 22. Rimase da svolgere il giro d’Italia in pista, una individuale gigante su 50 giri, pari a 20 chilometri. A dominarlo furono Coppi e l’argentino Batiz, che superati i 10 km diedero agli avversari decine di metri di svantaggio e addirittura li doppiarono.

Quel giorno al Puchoz è rimasto nella memoria di molti, che ancora ricordano il giro d’onore del Campionissimo a fine gara, mentre sorridente alzava un mazzo di fiori: era l’ultima volta che il grande airone, come lo aveva chiamato il giornalista Orio Vergani, salutava gli sportivi valdostani.

Dal 1958 al 1959 Fausto Coppi non avrebbe raccolto che spiccioli di vittorie, prima di accettare l’invito di Louison Bobet per il circuito in Africa, a Ouagadougou. E fino all’avvento del “cannibale” Eddy Merckx e, da alcuni anni, dello sloveno Tadej Pogacar, Fausto Coppi era considerato il corridore più forte di tutti i tempi, nondimeno la memoria delle sue imprese, di cui alcune con distacchi impressionanti, come nella Milano-Sanremo del 1946 - vinta con quasi 15 minuti al francese Lucien Teisseire, mentre in attesa del suo arrivo il radiocronista Nicolò Carosio invitava ad ascoltare musica da ballo - rimane più vivo che mai.

Ernesto Desandré