AOSTA (qdn) Da venerdì 7 marzo prossimo entrerà in vigore a livello europeo il declassamento dello status del lupo da “specie rigorosamente protetta” a “specie protetta”. La proposta era stata approvata lo scorso 3 dicembre dal Comitato permanente della Convenzione di Berna. A livello procedurale, ciò significa che, dopo il 7 marzo, l’Unione europea potrà adattare i corrispondenti allegati della cosiddetta Direttiva Habitat. La Commissione proporrà una modifica legislativa mirata a tal fine, che dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Ogni Paese avrà quindi la facoltà di gestire con maggiore flessibilità le popolazioni locali di lupo, che rimarrà specie protetta e pertanto conservata, ma, appunto, nell’ambito di un equilibrio generale più ampio per tutte le attività. Questa - seppur non rivoluzionaria - modifica di status è attesa come una possibile svolta anche nel mondo agricolo valdostano. I numerosi avvistamenti di queste ultime settimane (si veda articolo a pagina 3), infatti, non fanno che confermare una situazione già ben nota. «I problemi per noi sono evidenti soprattutto d’autunno, quando il freddo fa scendere i predatori a valle e i nostri animali sono ancora fuori. - spiega Omar Tonino, presidente dell’Arev - Association Régional Eléveurs Valdôtains - Adesso, in inverno, le nostre bestie sono ormai al chiuso. Secondo i dati che ci fornisce il Corpo forestale, i lupi presenti in Valle d’Aosta attualmente oscillano tra le 40 e le 80 unità. Non sono tanto i numeri a crescere, quanto il fatto che i lupi si avvicinano sempre di più. Sono animali intelligenti, non hanno paura. Il nostro auspicio è che si possa mettere in pratica una misura di controllo del loro numero: a quel punto, il lupo capirà che deve mantenersi nei suoi spazi. Ma finché si sente libero di andare dovunque senza rischi, si avvicinerà sempre più».
Il confronto è particolarmente ravvicinato d’estate, nella stagione dell’alpeggio. «Gli allevatori cercano di difendersi per quello che è possibile ma le condizioni dell’alpeggio sono complicate e non si può pretendere che la spesa per proteggersi dai lupi superi il guadagno dell’azienda. - prosegue Omar Tonino - In questa situazione complessa, i collari antilupo, che emettono ultrasuoni che fanno scappare il predatore, stanno dando buoni risultati, con un impegno di manodopera limitato. Se nessuno stato membro farà ricorso, a marzo entrerà in vigore il nuovo status di protezione e sarebbe importante. Il lupo non è più un animale a rischio di estinzione: serve una forma di controllo».
Se il settore bovino è coinvolto, lo è a maggior ragione quello ovino e caprino. «La nostra impressione è che il numero dei lupi presenti sia ancora aumentato e, soprattutto, che abbiano sempre più confidenza. - dice Daniele Morzenti, presidente della sezione ovicaprina dell’Arev - E’ un po’ come per le volpi: una volta non se ne vedevano, adesso sono ovunque. I lupi sono animali intelligenti, hanno capito che nessuno gli fa niente». A livello di predazioni, però, la sensazione è che i casi in questi ultimi anni siano leggermente calati. «Ci sono stati un po’ meno attacchi sugli ovicaprini ma perché facciamo moltissima attenzione con pesanti reti, cani e varie forme di protezione. - risponde Daniele Morzenti - Però il problema rimane. Il fatto di dover difendere gli animali dal lupo raddoppia il lavoro degli allevatori. E questo significa che in tanti che lo facevano per hobby hanno deciso di chiudere l’azienda perché non ce la facevano più. Qui, tra l’altro, non siamo in Abruzzo, non possiamo mettere dieci cani con il gregge perché c’è troppo turismo, c’è il rischio che mordano le persone. Senza contare che, con la crescente passione per i trail, c’è chi corre per i sentieri anche di notte». E la prospettata riduzione della protezione che entrerà in vigore quest’anno? «Si potrà intervenire solo in casi specifici, temo che non cambierà molto. - riflette ancora Daniele Morzenti - Noi da anni ci battiamo ma grosse soluzioni non ce ne sono. A volte ci sentiamo un po’ abbandonati a noi stessi. Non è soltanto una questione economica: è che vogliamo bene ai nostri animali e vederli finire così fa male al cuore».
“Allo studio un protocollo regionale per gestire il lupo in seguito al declassamento”
«La tematica della presenza della specie canis lupus sul territorio regionale è argomento ben conosciuto dall’Ufficio Fauna che affronta le sue numerose sfaccettature per mezzo di azioni specifiche che coinvolgono, in primis, il Corpo forestale della Valle d’Aosta e il Corpo di guardia del Parco Naturale del Mont Avic e comprendono, inoltre, una collaborazione con il Parco nazionale del Gran Paradiso. - scrive in una nota l’Assessorato regionale dell’Agricoltura e Risorse naturali - Tali azioni sono mirate a un monitoraggio del lupo sul territorio e prevedono la raccolta di materiale organico, l’esame delle predazioni, le analisi genetiche non invasive su campioni biologici nonché l’utilizzo di video-fototrappole, al fine di acquisire dati sul numero di individui presenti, sulla composizione e la localizzazione dei branchi».
«Con l’aiuto di tecnici esterni, incaricati dalle nostre strutture, - precisa l’assessore Marco Carrel - si sta procedendo all’elaborazione di un apposito protocollo di gestione del lupo sul territorio regionale, grazie al quale si stanno individuando e determinando i criteri tecnici per la gestione di questo predatore, anche ai sensi della legge regionale 11/2021 e soprattutto alla luce del suo declassamento, previsto nel 2025. È stato dato mandato agli uffici di lavorare per migliorare la chiarezza dei dati e ottimizzare la comunicazione di questi alla cittadinanza, in un’ottica di sempre maggiore trasparenza».
La Lega organizza un incontro a Verrès
La gestione del lupo alla luce del declassamento della Convenzione di Berna: sarà questo il tema al centro dell’evento organizzato dalla Lega Vallée d’Aoste per venerdì prossimo, 17 gennaio, alle 18.30, al salone Bonomi. All’incontro parteciperanno l’Europarlamentare Isabella Tovaglieri, il responsabile del Dipartimento caccia della Lega Francesco Bruzzone, l’esperto in gestione del territorio e fauna alpina Enrico Petigax e il veterinario Piervittorio Stefanone.