SI E’ SPENTA DOPO UNA LUNGA MALATTIA NELLA SUA CASA DEL BORGO

Giovedì l’ultimo saluto a Viviana Berthod anima del Savt ed appassionata unionista

Data pubblicazione 30 Novembre 2024
Viviana Berthod nel 1990 quando si candidò per il consiglio comunale di Aosta
Viviana Berthod nel 1990 quando si candidò per il consiglio comunale di Aosta
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AOSTA (mpl) Viviana Berthod aveva un sorriso indimenticabile e due occhi meravigliosi, una delle ragazze più belle della città. Un sorriso che aveva illuminato i locali dell’allora biblioteca regionale di via Giacomo Matteotti - ventenne, appena dopo il diploma al Liceo scientifico - dove subito l’allora direttore Adolphe Clos l’aveva accolta con entusiasmo, perché Viviana, per tutti Vivi, amava tutto ciò che rappresentava la Valle d’Aosta e la sua cultura.

Nata il 23 gennaio del 1958, da mamma Gianna bergamasca e da papà Guido, originario del borgo di Sant’Orso, Viviana Berthod era praticamente cresciuta insieme alla sorella Silvana nel negozio di famiglia, la latteria di via Lys, dove tra un formaggio e l’altro la politica non mancava mai, con discussioni simpatiche che Guido portava sempre dalla sua parte, cioè quella dell’Union Valdotaine, movimento al quale aveva aderito sin dal 1945.

Certo, era raro negli anni Settanta e Ottanta vedere una ragazza così appassionata di politica e in particolare sostenitrice delle idee del federalismo e del regionalismo, che Vivi si portava dentro sempre, anche durante le sue esperienze in Asiva come ottima sciatrice. La biblioteca regionale fu l’inizio di un percorso, poi il passaggio a quella di Verrès e in seguito al servizio per il sistema bibliotecario regionale, fino al Savt, il sindacato dove Viviana Berthod si creò una vera e propria famiglia e dove rimase per dieci anni, con la parentesi di un’entusiastica candidatura alle elezioni comunali aostane del 1990, con un ottimo riscontro.

Donna di rara intelligenza, interessata a tutto, curiosa, nel 1982 aveva conosciuto l’uomo della sua vita, Fulvio Bosonin, che sposò nel 2002, dopo la nascita nel 1998 del loro figlio Joel. Dalla sede del Savt - il sindacato che la vide delegata sin dal 1989 - di piazza Mazzini salì all’Ufficio elettorale regionale nello stesso edificio, per una nuova esperienza lavorativa, che durò altri dieci anni, prima che la malattia cominciasse a manifestarsi, proseguendo progressivamente.

Lei non si lasciò mai andare, resistendo con una forza straordinaria, aprendo ogni anno le porte della sua cantina di via Sant’Anselmo per la “veillà” di Sant’Orso e con pazienza ricomponendo il mosaico - ora completato - delle divisioni e successioni della casa di famiglia del borgo, che sognava di ristrutturare.

Dalle amiche del cuore Gabriella Chiantaretto ed Anna Fosson, sue compagne fin dalle gare giovanili di sci, e da tante altre ha avuto il sostegno per rimanere attiva, per sorridere ancora, nella difficoltà e nella sofferenza, contenta che il figlio Joel e il marito Fulvio lavorassero insieme, nell’impresa di famiglia fondata dal suocero Luciano “Tubò” Bosonin, scomparso a febbraio 2023.

L’inevitabile è successo nella sua casa e nelle prime ore di mercoledì la notizia si è diffusa tra i tantissimi che le volevano bene e che nel primo pomeriggio di giovedì scorso, 28 novembre, si sono ritrovati al cimitero di Aosta, dove il parroco del borgo, don Aldo Armellin, ha benedetto il sorriso bellissimo di Viviana Berthod.