Sotto accusa Matteo Giglio, l’unico a essere sopravvissuto, per l’ipotesi di reato di omicidio plurimo colposo

Tre aspiranti guide uccise da una valanga. Chiesto il rinvio a giudizio per l'istruttore

Data pubblicazione 15 Gennaio 2025
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AOSTA (zgn) La Procura di Aosta ha chiesto il rinvio a giudizio di Matteo Giglio, guida alpina valdostana di 51 anni. E’ accusa di omicidio plurimo colposo per la morte di 3 aspiranti guide alpine travolte da una valanga il 13 aprile del 2023, durante un'uscita di scialpinismo. Matteo Giglio era il loro istruttore ed è l’unico a essere sopravvissuto. L'incidente era avvenuto vicino al colle della Tsanteleina, in Savoia, poche decine di metri oltre il confine, nei pressi dell'alta val di Rhêmes. A perdere la vita furono Lorenzo Holzknecht, 38 anni, campione di scialpinismo nato a Sondalo e cresciuto a Bormio, Sandro Dublanc, 43 anni, maestro di sci di Champorcher, ed Elia Meta, 36 anni, originario del forlivese, militare del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Entrèves a Courmayeur.

In base ai rilievi formulati dal perito del Giudice delle indagini preliminari con incidente probatorio, il pubblico ministero Giovanni Roteglia ha ipotizzato 2 profili di colpa per Matteo Giglio. Innanzitutto il mancato utilizzo di zaini con sistema airbag da valanga, comunque non obbligatori nello scialpinismo. E poi una modalità di discesa nel canalone, dove si era verificato l'incidente, che avrebbe potuto essere più prudente. In particolare la discesa - ha ritenuto la Procura sulla base della perizia - era stata sì scaglionata, ma per «tappe» lungo il canalone, senza attendere - come per gli inquirenti sarebbe invece dovuto avvenire - che ciascuno finisse di percorrerlo prima di far partire il successivo scialpinista.

Dal canto suo, Matteo Giglio aveva raccontato che il distacco era avvenuto al passaggio di Sandro Dublanc su un accumulo di neve ventata, che gli altri 3 invece avevano evitato. Ma secondo il perito non si può determinare l'esatta causa della valanga. La Procura aveva formulato in un primo momento una richiesta di archiviazione al Gip. Perciò telefoni e orologi erano stati restituiti alle famiglie delle vittime. Una volta accesi, si sono sincronizzati con il cloud, facendo emergere le registrazioni delle tracce, che il consulente della Procura non aveva avuto a disposizione analizzando le copie conformi e non direttamente i dispositivi. Da qui la revoca della richiesta di archiviazione, alla quale si era opposta una delle parti offese, e l'istanza di incidente probatorio. L'analisi dei dati satellitari inoltre ha confermato che l'incidente è avvenuto in territorio francese, poche decine di metri oltre il confine.