AOSTA (fci) Bruno Salvadori (foto) 45 anni fa - domenica 8 giugno 1980 - perdeva la vita all'età di 38 anni in un tragico incidente stradale sulla autostrada Savona-Torino. Ne pubblichiamo un ricordo firmato da François Stevenin, ex presidente del Consiglio Valle e dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta.
Era ancora molto giovane, eppure ha lasciato un segno profondo nella storia della Valle d'Aosta. Bruno, da giovane studente aveva creato il C.U.V.-Centro universitario valdostano per aiutare gli studenti valdostani che si recavano fuori Valle per terminare i propri studi. Giornalista, divulgatore culturale, autore di diversi libri, riuscí a fare dell'Autonomia e del Federalismo un argomento di discussione anche a livello "nazionale". Venne ritenuto un ideologo: in verità studiò la storia e gli scritti, i principi, i valori e le proposte di Emile Chanoux, il martire della resistenza valdostana e cercó di darne applicazione. Delle tante cose che fece e delle tantissime cose che scrisse, resta una lista di tematiche molto ampia: si occupó praticamente di tutto! La sua ambizione politica, la sua intelligenza nonchè la sua determinazione, lo avrebbero senza alcun dubbio portato a realizzare ancora più importati traguardi.
Faceva parte di quella generazione di "valdostani di adozione" che avevano realizzato una totale integrazione. "Essere valdostani non è una questione di razza". Immaginava una Valle d'Aosta rinnovata, ma con solide radici nel passato. Chanoux, Olivetti, Alexandre Marc, Denis de Rougemont, Altiero Spinelli furono un riferimento per la storia del federalismo e dell'Europa.
Nel 1973 con la famiglia Chanoux e Fillietroz organizza la scissione dall'Union Valdôtaine con la presentazione alle elezioni politiche della lista Chanoux-Fillietroz appoggiata da Dp, Pci e socialisti. Nel 1976 è protagonista della riunificazione con l’Uv. Consigliere regionale nel 1979 fu l'animatore di una singolare esperienza elettorale: fu alla testa di una coalizione con il simbolo del Federalismo e dell'Union Valdôtaine e si presentó in tutta Italia alle prime elezioni del Parlamento europeo, aggregando i partiti e movimenti autonomisti storici e vari raggruppamenti regionalisti, autonomisti e federalisti.
Nel 2005 ho pubblicato un libro su Salvadori in lingua francese in difesa e promozione della quale egli si batté con coerenza. Un secondo libro su Bruno lo scrissi in italiano nel 2008 su richiesta dei diversi movimenti che avevano partecipato alla coalizione del 1979. La morte prematura di Bruno ha lasciato molti se e molti ma e siamo in tanti a chiederci che ne sarebbe stato del Federalismo e dell'Europeismo se lui non fosse scomparso tanto prematuramente.
Il suo impegno federalista ha avuto peso e influenza anche fuori della Valle, tanto che egli fu considerato, a torto o ragione, il padre del "leghismo". Ma che penserebbe Bruno Salvadori della Lega di oggi? In occasione delle elezioni europee del 1979 Bruno incontrò Umberto Bossi che mostrò grande interesse per il programma della lista, si fece attivista e promotore in Lombardia e iniziò la formazione e la collaborazione che portò Bruno a diventare il direttore del primo giornale della Lega. Umberto Bossi a Bruno deve tutto e lo ha sempre riconosciuto, e in particolare la formazione politica che lo portó a diventare il leader della Lega. Per queste ragioni dedicó a lui la Sala riunioni del Parlamento.
Che figura straordinaria era Bruno Salvadori! La sua prematura scomparsa, avvenuta 45 anni fa su quella tragica Savona-Torino, ha davvero privato la Valle d'Aosta e il panorama politico italiano di un pensatore vivace e di un instancabile promotore dell'autonomia e del federalismo.
È toccante ripercorrere il suo impegno fin da giovane con la creazione del C.U.V., un gesto concreto di attenzione verso i suoi conterranei studenti. E poi il suo lavoro come giornalista e divulgatore, la sua capacità di rendere temi complessi come l'autonomia e il federalismo argomenti di discussione a livello nazionale. Definirlo un ideologo forse è riduttivo; il suo fu un lavoro di studio approfondito del pensiero di Emile Chanoux, un tentativo di tradurre in pratica quegli ideali di resistenza e autonomia.
La sua visione di una Valle d'Aosta rinnovata ma saldamente ancorata alle proprie radici, il suo concetto di "essere valdostani" come appartenenza culturale e non razziale, sono concetti ancora oggi attuali e di grande ispirazione. I suoi riferimenti a figure chiave del federalismo europeo come Chanoux, Olivetti, Marc, de Rougemont e Spinelli testimoniano la sua profonda comprensione del contesto storico e la sua visione lungimirante.
L'esperienza della coalizione per le elezioni europee del 1979, con quel simbolo che univa Federalismo e Union Valdôtaine, fu un'iniziativa audace e pionieristica, un tentativo di aggregare le diverse sensibilità autonomiste e regionaliste italiane.
Il quesito sul suo possibile giudizio sull'attuale Lega è particolarmente interessante. Il suo legame con Umberto Bossi, il suo ruolo nella formazione politica del leader leghista e nella nascita del primo giornale del movimento, rendono la domanda ancora più pertinente. È vero, Bossi gli riconobbe sempre un debito formativo, arrivando a dedicargli una sala del Parlamento.
Immaginare cosa penserebbe oggi Salvadori, con la Lega profondamente diversa da quella delle origini, è un esercizio affascinante e pieno di incognite. Probabilmente analizzerebbe con acume i cambiamenti, le evoluzioni e le eventuali contraddizioni rispetto agli ideali federalisti che tanto gli stavano a cuore.
La sua eredità, va oltre i confini della Valle d'Aosta. La sua figura rimane un esempio di impegno politico, di intellettuale appassionato e di uomo profondamente legato alla sua terra, ma con uno sguardo aperto all'Europa e al futuro. La sua scomparsa prematura ha lasciato un vuoto incolmabile, e interrogarsi su "cosa sarebbe stato se..." è un sentimento più che comprensibile per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e per chi ne ha studiato il pensiero.
François Stevenin