AOSTA (zgn) Ingegno e fantasia, passione e ricerca: la magia della Fiera di Sant’Orso si materializza nei bastoni realizzati da Claudio Pasquino, 73 anni, residente a Etroubles, bancario in pensione e da 15 anni presente alla Foire. «I bastoni sono tutti diversi l’uno dall’altro per manici e tipo di legno. - racconta Claudio Pasquino - Per le impugnature utilizzo corna di cervo e le essenze sono noce, cirmolo, acacia, frassino, acero e prugnolo selvatico, che è il più difficile da lavorare e perciò mi regala grandi soddisfazioni. I prezzi? Da 50 a 200 euro».
Sul banco di Piero Communod, di Saint-Christophe, 75 anni e da 25 in Fiera, ex operaio alla Cogne, spicca un imponente campanaccio con un collare finemente lavorato. «Ha una campana realizzata da Mauro Savin di Challand-Saint-Victor ed è in vendita a 1.000 euro, ma quelli più piccoli, per le capre, costano 50 euro. - spiega Piero Communod - Ho imparato fin da piccolo a riparare i collari perché la mia famiglia ha sempre avuto le mucche. Poi ho seguito i corsi del maestro del cuoio Cino Apostolo che mi ha svelato i trucchi del mestiere».
Bruna Buat Albiana di Aosta, 76 anni e da 25 alla Foire de Saint-Ours, è stata un’insegnante ai corsi di vannerie. Sul suo banco espone gerle, cestini e borse con i manici in corda. Prezzo massimo 50 euro. «Il pezzo più difficile è sicuramente il cesto porta funghi - dice Bruna Buat Albiana - perché ha un coperchio sagomato che richiede molto lavoro. La mia clientela? È soprattutto occasionale, e quindi la Fiera di Sant’Orso è una vetrina preziosa».
Lino Champretavy, 86 anni, di Saint-Nicolas, ex rappresentante e commerciante di giocattoli, artigianato e chincaglierie, ha partecipato alla Fiera fino al 2010, poi ha interrotto per motivi famigliari e ha ripreso lo scorso anno. «Sono il re delle maschere, - afferma Lino Champretavy - quelle grandi, in vendita a 50 euro, sono in larice e le più piccole, che costano 13,50 euro, anche in noce, pioppo, abete, salice e quercia. Ho iniziato a farle a 14 anni e una volta ne vendevo tantissime, anche 50 in un giorno. Adesso i tempi sono cambiati, la gente non ha più soldi».
Nello stand della Perino Marmi, la cui sede è nell'area Pépinière d'Entreprises, ad Aosta, si celebra il matrimonio tra artigianato e arte. Infatti oltre a Sonny Perino con la segretaria Michela Costabloz sono presenti il maestro comacino Frans Ferzini e l’orafo nonché presidente dell’Associazione Manodopera Stefano Alinari con il figlio e apprendista Samuele. «Oltre a esporre i nostri manufatti in marmo, - annuncia Sonny Perino - in questa Fiera di Sant’Orso vogliamo promuovere la prossima edizione della manifestazione Manodopera con artigiani e artisti. Si terrà sabato 3 e domenica 4 maggio, nei laboratori di Perino Marmi e dei falegnami e fratelli Mauro e Luciano Alberti, in concomitanza con Maison & Loisir, dove avremo uno stand in cui organizzeremo dei dibattiti per promuovere quello che definiamo “il mestiere delle arti”».
All’ombra della Porta Pretoria la folla si accalca per ammirare le nuove sculture di Giangiuseppe Barmasse, classe 1962, di Valtournenche, che scolpisce da quando aveva 12 anni ed è tra gli artigiani più famosi e apprezzati della Millenaria a cui è presente dal 1978. «Quest’anno ho scolpito un doppio crocifisso su una bellissima radice di abete bianco. - afferma Giangiuseppe Barmasse - È la prima volta che uso questa essenza, invece è nel tradizionale legno di noce il pastorello che accudisce un passerotto dopo un temporale».
Un altro nome nell’olimpo degli artigiani valdostani è quello di Marco Joly di Arnad che compirà 79 anni giovedì prossimo, 6 febbraio, e partecipa alla Fiera di Sant’Orso da 52 anni. «Per la Foire 2025 - riferisce Marco Joly - ho realizzato su un pannello di noce antico una scena che rappresenta la benedizione del pane. Inoltre ho la scultura di un neonato in una cesta, vegliato da un uccellino posato sul manico». Sono tutte dedicate alla sua Cogne, ferita dall’alluvione dello scorso mese di giugno, le sculture in pietra di Donato Savin di Epinel, classe 1959, uno dei più celebrati artisti valdostani, noto a livello internazionale e da 38 anni alla Fiera di Sant’Orso. «Ho portato un gregge di pecore, con una trentina di pezzi, scolpito sulle pietre di tufo che ho raccolto dopo l’alluvione sotto casa mia e in paese. - racconta Donato Savin - Sono animali che ho sempre amato perché li reputo simboli di pace. E poi ho realizzato su una base di marmo grigio di Aymavilles un’installazione con delle croci in magnetite della miniera di Cogne. I riferimenti a cui è ispirata sono tanti: la Giornata della Memoria, il Giubileo, le guerre, gli artigiani che sono mancati con il passare degli anni ma anche il fatto che, miracolosamente, la devastante alluvione dello scorso mese di giugno non abbia mietuto vittime».
Nadia Norbiato il marito Fabio Berthod di Introd propongono fiori in legno di cirmolo. «Abbiamo fatto 300 pezzi e il costo varia a seconda della quantità di petali, dai 2 ai 3 euro. - racconta Nadia Norbiato - I prezzi sono praticamente uguali ma i costi di produzione sono molto aumentati, specialmente per i colori. Ma la gente li compra meno di una volta». Giorgio Mori, 73 anni, residente a Hône, festeggia 45 anni di Fiera. «Ero fotografo-grafico a Torino, - spiega Giorgio Mori - e ho iniziato a scolpire per distrarmi dal caos della città». Inizialmente realizzava pezzi a tutto tondo, poi si è dedicato agli gnometti che ricava da nodi di castagno. Pezzi che piacciono molto, tanto che a una clientela affezionata si aggiungono sempre nuovi acquirenti. Una passione condivisa con le figlie Patrizia e Stefania - anche quest’ultima scolpisce gli gnomi e li espone sul banco del papà - e la moglie Rita Vuillermoz.